Fuori o dentro di Te, Un ponte per Terabithia

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S m i l e :)
view post Posted on 14/10/2011, 19:50




Corri

- Jess … -
Jack non accennò neppure ad abbandonare la vecchia poltrona polverosa sulla quale sostava. Il figlio, abbandonata quella innocente gaiezza momentanea, rimase in piedi come un soldato ad ascoltare la voce del padre, l’unico suono concreto che rompeva l’irreale silenzio che sovrastava opprimente la stanza. Neppure Ellie e Brenda borbottavano fra sé.
Jack si sfregò stancamente la barba ispida e incolta che irregolare pungeva le sue guance scure e frastagliate da impercettibili rughe sottili. Judy, sul divano, continuava ad accarezzare i capelli di May Belle come fosse il morbido pelo di un gatto, gli occhi spauriti cuciti sulle piastrelle sporche del pavimento. Joyce Anne, nella culla di fianco, dormiva con i pugni serrati vicino al viso.
-Che c’è?- le parole di Jess risuonarono nel vuoto, un vuoto che feriva gli orecchi più di tutti i rimproveri che nel corso degli anni aveva imparato ad assorbire –Che succede?-
- Jess – non c’erano parole giuste per descrivere quell’ennesima crudeltà della vita, Jack lo sapeva, eppure continuava a temporeggiare – La tua amica Leslie … è morta, Jess –
-Eh?-
Gli occhi di Jess si persero in quelli di Jack, sperando di cogliervi il perché di quello scherzo così macabro. Judy cominciò a piangere, stringendo forte May Belle al petto.
-E’ caduta nel fiume- Jack si alzò, finalmente, cercando di sfiorare il figlio –Sembra che abbia cercato di lanciarsi sulla sponda opposta con una corda, però era molto vecchia e si è spezzata … -
Jess si allontanò dalla mano del padre, fissando prima lei e poi il volto stesso di Jack con gli occhi vitrei.
-Balle … - la voce di Jess era spezzata, lui scosse la testa, come a voler negare –Quella corda non poteva spezzarsi, quella corda … quella corda era magica!-
- Jess … - ripeté Jack per l’ennesima volta – Jess, aspetta! – gridò sua madre, vedendo il figlio uscire di casa e sbattere la fragile porta consumata dai tarli con tutta la forza che aveva in corpo.
Jess correva, picchiando il selciato con le suole delle scarpe. Gli occhi bruciavano, la gola di più: tutto quello che doveva fare, che voleva fare, era correre. Aveva il fiato corto, la milza gli mandava fitte lancinanti. Ma non era importante. Non era sufficiente. Doveva andarci, doveva vedere con i suoi stessi occhi che le parole di Jack erano l’ennesime cazzate che gli faceva bere. Voleva vedere la corda, la loro corda, penzolare pigra appena sopra il fiume, integra e appena smossa dal vento pigro di inizio estate. Voleva vederla, ascoltare ridere delle sue paure e specchiarsi in quegli occhi così sinceri eppure al contempo misteriosi come solo lei riusciva ad essere. Non riusciva neanche a pronunciare il suo nome, realizzò con terrore. Si volle convincere che fosse per colpa del fiato corto che le parole non riuscivano ad uscire.
Intanto, continuava a correre.
Lei è qui Jess, si disse, lei è qui. Devi solo tenere gli occhi e la mente bene aperti. Eccola, la vedi?
Non erano i suoi corti capelli biondi sporchi di gel a vorticare nel vento, però. Le sue pupille si spostarono impercettibilmente sulla sua destra, senza accennare a rallentare.
Delle catene. Abiti leggeri di un’impalpabile seta nera andavano sfumandosi in piccole nuvole di gas corvino. Un terrore più complesso della semplice paura gli serrò la gola e il cuore. Lui era lì. Non era frutto della sua fantasia. Era tutto vero.
Corri, corri Jess! Lei ha bisogno di te, corri! Più veloce ragazzo, lui non si farà certo battere da un marmocchio come te! Corri Jess, vuoi davvero lasciarla nelle sue mani?
Stava forse impazzendo? Jess non lo sapeva. Sapeva solo che doveva correre. Il cuore gli scoppiava in petto, la gola secca di parole e di fiato, le gambe completamente fuori controllo. Poi qualcuno gli cinse la vita e nonostante le grida roche che gli graffiavano le labbra, lo trascinò a terra con sé.
- E’ tutto apposto figliolo, è tutto apposto – disse una voce straordinariamente simile a quella di suo padre – Ci sono io con te, Jess, è tutto apposto, è tutto apposto … -
- È davvero come dice la Bibbia, papà? – fu l’unica cosa che Jess riuscì a biasciare nel fiume di lacrime che gli faceva perdere l’equilibrio – Lei andrà all’Inferno, papà? –
Jack strinse più forte il figlio al petto. –Non so cosa faccia Dio con le persone – ammise, carezzandogli i capelli e lasciando che sporcasse liberamente la sua camicia pulita di muco e lacrime – Ma sono sicuro che non manderà quella ragazzina all’Inferno. Lei era speciale, Jess. Era speciale per te, Jess –
Sentir parlare suo padre al passato era doloroso. Sapere che lei non c’era più era doloroso. Un uomo non deve mai piangere, Jess lo sapeva. Ma era tutto così grande e lui così piccolo. Più cercava di frenare le lacrime più queste cadevano giù, sempre più ghiacciate, sempre più numerose.
- È tutta colpa mia! – gridò quasi, sentendo la stretta delle braccia del padre aumentare sensibilmente.
- Non lo pensare nemmeno!- lo rimproverò con dolcezza lui – Lei ti voleva bene, Jess. E anche tu gliene volevi. Non lasciare che tutto quello che ti ha insegnato venga dimenticato, figliolo. –
Jess non voleva dimenticare. Non voleva ricordare. Voleva lei, adesso.
Leslie.



Salve, questa è una Fanfiction scritta da poco su un libro/film meraviglioso, "Un ponte per Terabithia" .. spero che vi piaccia, è molto importante per me ... <3
 
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